Non solo mascherina: scarpe tecniche, guanti ed elmetto. I D.P.I. dei volontari del pronto intervento

Negli ultimi tempi il tema del volontariato è diventato centrale, se non altro per l’attenzione mediatica verso tutto il mondo dell’assistenzialismo che è risultato essere una delle gambe su cui si regge il complesso sistema della sanità italiana.

Un altro tema che è stato molto trattato, è quello dei D.P.I.

 

Cosa sono i D.P.I.

La sigla D.P.I., oramai lo sanno anche i bambini, sta per dispositivi di protezione individuale. Oramai siamo abituati a pensare che questo genere di dispositivi si riduca solamente a mascherina, guanti in lattice e visiera protettiva per gli occhi. Certo, i D.P.I. Sono anche questo, ma non solo. Tutto l’abbigliamento del volontario è infatti teso a proteggerlo o a minimizzare i rischi cui va incontro nello svolgimento della propria attività. A seconda del ruolo svolto, infatti, i D.P.I. devono essere specifici e declinati in funzione dei rischi.

 

I D.P.I degli addetti al soccorso

 I D.P.I. Previsti per questa categoria sono le calzature di sicurezza alte, certificate UNI EN ISO 20345, con suola antiperforante, con puntale rinforzato, antistatica e antiscivolo. Inoltre questa suola deve essere anche in grado di resistere all’erosione di agenti chimici. La ratio di base è che l’operatore di ambulanza non ha idea dello scenario che troverà quando arriverà sul luogo del sinistro. Sempre a questo scopo anche la divisa è quella con bande catarifrangenti ad alta visibilità, per scenari notturni ovvero a visibilità compromessa, certificata UNI EN 420 o 374 ½/3. L’equipaggiamento di base viene poi completato da guanti di lattice e giacca impermeabile, anche questi sempre certificati.

Allo scenario di base inoltre si aggiungono altri dispositivi di protezione personale che dipendono da alcune varianti.

  1. camice monouso, facciale filtrante FFP2 e visiera contro la proiezione di schizzi nelle procedure che coinvolgono pazienti che espongono rilevanti quantità di fluidi biologici o patologie infettive trasmissibili per via aerea;
  2. elemetto di protezione e guanti di protezione da rischi meccanici con protezione degli avambracci negli scenari di primo soccorso definiti maxiemergenze, ossia dove gli scenari di grandi incidenti sono particolarmente complessi e pericolosi.

Operatori di protezione civile

 Come già visto per l’operatore il soccorritore medico, l’equipaggiamento di base deve essere in grado di non mettere in pericolo il soggetto che interviene in fase pre-triage, quindi senza avere ancora informazioni precise, se non nessuna, riguardo allo scenario in cui dovrà intervenire. Anche in questo caso ogni elemento della divisa deve essere certificato secondo le certificazioni UNI EN di riferimento. Per quanto riguarda le calzature e gli indumenti, vale quanto già detto sopra, si aggiunge che in questo caso i guanti di intervento devono essere in grado di proteggere dal rischi meccanici con protezione degli avambracci. (UNI EN 420; UNI EN 374 -1/2/3).

 

Qualcosa di più

 Uno degli elementi più spesso personalizzati dall’operatore è la scarpa da pronto intervento. Questo non solo per l’usura cui la scarpa più degli altri elementi va incontro, ma anche perché in breve tempo il volontario si rende conto che i turni possono essere lunghi e pesanti e dalla comodità della calzatura dipende anche la qualità del tempo che il Volontario può offrire alla sua Associazione. In questo senso la ricerca tecnica ha sviluppato numerose innovazioni (si pensi anche solamente al brevetto Klimatec della Soldini che rende la scarpa impermeabile anche traspirante) in seconda battuta seguono i guanti certificati per la protezione da rischi da taglio o sostanze corrosive.

Infine, il primo dispositivo di sicurezza resta il riposo. Come insegnano anche nei corsi di formazione, l’Operatore non deve mai lavorare al di sopra delle proprie forze. Sembra scontato ma, soprattutto nei casi in cui l’emergenza si protrae, il livello di emotività e coinvolgimento inibiscono la capacità di autovalutarsi e riuscire a dirsi stop. Il primo dispositivo di sicurezza è tenere alta la soglia d’attenzione.